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So già che il Signore ha salvato il suo unto
Salmo 20,6


Salmo 20

Al direttore del coro. Salmo di Davide.
Il Signore ti risponda nel giorno dell’avversità;
il nome del Dio di Giacobbe ti tragga in alto, in salvo; 

ti mandi soccorso dal santuario, ti sostenga da Sion; 
si ricordi di tutte le tue offerte e accetti il tuo olocausto. [Pausa] 
Ti dia egli quel che il tuo cuore desidera, faccia riuscire ogni tuo progetto. 
Noi canteremo di gioia per la tua vittoria, alzeremo le nostre bandiere nel nome del nostro Dio. Il Signore esaudisca tutte le tue richieste. 
So già che il Signore ha salvato il suo unto e gli risponderà dal suo santo cielo, con le prodezze della sua destra. 
Gli uni confidano nei carri, gli altri nei cavalli; ma noi invocheremo il nome del Signore, del nostro Dio. 
Quelli si piegano e cadono; ma noi restiamo in piedi e siamo saldi. 
O Signore, salva il re! Il Signore ci risponda nel giorno che noi lo invochiamo!


Romani 6

Che diremo dunque? Rimarremo forse nel peccato affinché la grazia abbondi? 
No di certo! Noi che siamo morti al peccato, come vivremmo ancora in esso? 
O ignorate forse che tutti noi, che siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? 
Siamo dunque stati sepolti con lui mediante il battesimo nella sua morte, affinché, come Cristo è stato risuscitato dai morti mediante la gloria del Padre, così anche noi camminassimo in novità di vita. 
Perché se siamo stati totalmente uniti a lui in una morte simile alla sua, lo saremo anche in una risurrezione simile alla sua. 
Sappiamo infatti che il nostro vecchio uomo è stato crocifisso con lui affinché il corpo del peccato fosse annullato, e noi non serviamo più al peccato; infatti colui che è morto è libero dal peccato. 
Ora, se siamo morti con Cristo, crediamo pure che vivremo con lui, sapendo che Cristo, risuscitato dai morti, non muore più; la morte non ha più potere su di lui. 
Poiché il suo morire fu un morire al peccato, una volta per sempre; ma il suo vivere è un vivere a Dio.
Così anche voi fate conto di essere morti al peccato, ma viventi a Dio, in Cristo Gesù. 
Non regni dunque il peccato nel vostro corpo mortale per ubbidire alle sue concupiscenze; e non prestate le vostre membra al peccato, come strumenti d’iniquità; ma presentate voi stessi a Dio, come di morti fatti viventi, e le vostre membra come strumenti di giustizia a Dio; 
infatti il peccato non avrà più potere su di voi, perché non siete sotto la legge ma sotto la grazia. 
15 Che faremo dunque? Peccheremo forse perché non siamo sotto la legge, ma sotto la grazia? No di certo! 
16 Non sapete voi che se vi offrite a qualcuno come schiavi per ubbidirgli, siete schiavi di colui a cui ubbidite: o del peccato che conduce alla morte o dell’ubbidienza che conduce alla giustizia? 
Ma sia ringraziato Dio, che eravate schiavi del peccato, ma avete ubbidito di cuore a quella forma d’insegnamento che vi è stata trasmessa;
e, liberati dal peccato, siete diventati servi della giustizia. 
Parlo alla maniera degli uomini, a causa della debolezza della vostra carne; poiché, come già prestaste le vostre membra a servizio dell’impurità e dell’iniquità per commettere l’iniquità, così prestate ora le vostre membra a servizio della giustizia per la santificazione. 
Perché quando eravate schiavi del peccato, eravate liberi riguardo alla giustizia. 
Quale frutto dunque avevate allora? Di queste cose ora vi vergognate, poiché la loro fine è la morte. 
Ma ora, liberati dal peccato e fatti servi di Dio, avete per frutto la vostra santificazione e per fine la vita eterna; 
perché il salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore.

 

 


Nei brani che abbiamo ascoltato oggi vediamo svilupparsi tutto il senso della nostra appartenenza  a Dio. Perché, se siamo qui oggi, se portiamo i nostri bambini per essere battezzati nel nome di Gesù, se facciamo la nostra confessione di fede, se veniamo insieme a celebrare il culto, è perché riconosciamo  che Dio ha agito per noi, in nostro favore. Ha combattuto il male e la morte, e ci coinvolge nella sua vittoria.
L’amore di Dio, l’agire di Dio, ci precedono, e la nostra fede non è che una risposta riconoscente.


Come avviene, però, che si passi dall’essere spettatori di questa vittoria di Dio all’essere strumenti di giustizia, come dice Paolo?
E’ in Cristo che si fa questo passaggio, per l’opera dello Spirito Santo di cui oggi, Pentecoste, celebriamo la presenza.
Il salmista racconta, infatti, la salvezza che vede agire nell’unto di Dio, una salvezza che riguarda una persona speciale, messa a parte, uno che si fa modello e non è mescolato alla complicata vita di tutti i giorni: un re, un simbolo.
Paolo parla, invece, di questa stessa salvezza in noi. Non è più Dio che agisce dall’esterno sulla nostra vita, che viene in soccorso, ma una forza interiore che ci è data per agire nel mondo.

E’ potente il discorso di Paolo sui nostri corpi che diventano “strumenti di giustizia per Dio […] sotto la grazia” e non sotto la legge. Lo Spirito Santo ha infatti questa capacità: che ci coinvolge e non ci costringe, che trasforma ciò che siamo e cambia il nostro modo di pensare.
Il battesimo è un passaggio attraverso la morte e la resurrezione di Cristo, ha un nome, quello di Gesù. Non è un segno rituale, ma un passaggio verso la vita nuova, quella che ci è aperta nella resurrezione di Cristo, ma non in un futuro lontano, bensì proprio qui, proprio ora, nelle relazioni complicate e conflittuali che viviamo, nella nostra ricerca di posizionarci, di fare la nostra parte nel mondo in cui ci è dato vivere.

Ogni volta che affermiamo la nostra fede, cari Luca e Luisella, cari genitori [di Giorgio], cerchiamo di rispondere al dono grande delle benedizioni di Dio, ma  non per la nostra buona volontà, bensì perché lo Spirito lavora in noi. Questa opera non ci rende più spettatori, ma protagonisti, soggetti della fede che ci è consegnata.
Ognuna, ognuno di noi trova il modo di metterla a frutto nella propria vita. E se per chi assisteva allo spettacolo dell’unto,  la sequela non poteva che tradursi in obbedienza, ora, invece, siamo chiamati alla libertà. Dove c’è un re, ci sono i sudditi, e certo un buon re produce anche una società ben governata. Ma lo Spirito Santo produce in noi la libertà – non più sudditi, allora, ma compagni di strada, membri di una comunità, costruttori insieme di una società.

Questo principio della libertà di coscienza fu riscoperto dalla Riforma e fu alla base della creazione di comunità nuove che hanno cambiato la cultura europea e il modo di vivere in società.
La Riforma ha ridato risalto all’azione dello Spirito Santo in noi, a una rivoluzione che comincia dalla conversione interiore, alla libertà dei credenti che ci fa divenire strumenti di giustizia.
Questo non perché ci consideriamo più degli altri. Lo Spirito Santo agisce sui più umili “servi e serve, figli e figlie”: quelli che sono subordinati, non considerati, senza potere. Il Dio che si fa vicino in Gesù Cristo considera  l’importanza di ognuno/a di noi, accoglie i bambini e le bambine, ci coinvolge nel suo movimento di trasformazione nel mondo.

Oggi, voi, Ksenia e Stefan, e Luca e Luisella, ne siete testimoni per noi. Che lo Spirito vi faccia portare frutto, che la comunità ne sia arricchita, che il Signore susciti in noi desiderio di giustizia e “faccia riuscire ogni nostro progetto” (Sal 20,4).

 

Pastora Letizia Tomassone Predicazione 4 Giugno 2017 Pentecoste (Battesimo di Giorgio Pizzi. Confessione di fede di Luca Domenici e Luisella Maggi) Chiesa Evangelica Valdese di Firenze


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Ultimo aggiornamento: 29 luglio 2017
 ©Chiesa Evangelica Valdese di Firenze